Siamo Europei perché...
di Alessandra Senatore Direttivo Nazionale AZIONE
“…soprattutto perché crediamo che l’Europa non sia solo un continente, ma l’insieme di Stati che condividono una storia comune di evoluzione e progresso, che nel tempo li ha visti incontrarsi e scontrarsi fino al punto in cui hanno maturato la convinzione giusta che l’Europa unita è più forte e con lei lo sono anche i singoli Stati che ne fanno parte.
Gli Stati Uniti d’Europa non sono solo uno slogan elettorale, ma un principio ispiratore a cui tendere nelle scelte future che si compiranno in uno scenario internazionale sempre più incerto e precario, in un mondo in cui i valori occidentali appaiono messi fortemente in crisi dal proliferare di guerre e dalle ambizioni espansionistiche di regimi ed economie autoritari e illiberali.
Oggi più che mai l’Europa ha la necessità di essere più Unita e più forte, per assumere un ruolo centrale nello scenario geopolitico mondiale e in particolare nel mediterraneo.
Per questo l’impegno di chiunque siederà nei banchi del futuro Parlamento Europeo non potrà che essere guidato dalla volontà di perseguire questa grande ambizione, che vuol dire avere chiari alcuni obiettivi e priorità:
In primis una politica estera ed una difesa comune, la guerra alle porte dell’Europa e nel mediterraneo dimostrano che non possono esserci stabilità politica ed economica senza avere la forza di difendere in maniera inequivocabile, non solo i valori democratici su cui si fonda l’Unione europea, ma tutto quello che è stato costruito nel nostro continente da questa comunità politica ed economica in termini di sviluppo, cooperazione e pacifica convivenza tra gli Stati che ne fanno parte.
La storia ci insegna che la pace si mantiene anche grazie alla potenziale forza che si è in grado di poter esercitare all’occorrenza, ed uno esercito comune con un ordinamento unitario e sovrannazionale ne è presupposto imprescindibile. Oggi i Paesi dell’Unione si atteggiano in maniera più o meno esplicita e decisa nei confronti dell’invasione Russa in Ucraina, il che rende le loro singole posizioni – seppure prevalentemente tutte schierate dalla parte dell’Ucraia, ma con gradi di coinvolgimento differenti – poco efficaci, proprio perché non unitarie e compatte.
In questo momento storico in cui l’invasione Russa cela una chiara volontà di attaccare i processi democratici dell’occidente, prefigurando l’ipotesi molto concreta che l’invasione dell’Ucraina sia solo una tappa della strategia espansionistica e delle mire antioccidentali della Russia di Putin, la priorità per tutti i cittadini che l’8 e il 9 giugno andranno a votare per rinnovare il Parlamento europeo è certamente quella di scegliere dei rappresentanti che abbiano chiaro il valore della difesa Ucraina, che in ultima istanza è difesa dell’Europa e dell’Italia. La scelta che siamo chiamati a fare alle prossime elezioni europee non è solo una scelta di campo tra destra e sinistra, tra candidati più o meno noti o popolari, ma tra chi, schierandosi con questo o quel partito, esplicitamente ritiene e dichiara che Putin sia un criminale di guerra e chi invece, seppure meno esplicitamente, ne avalla comunque l’agire non condannandolo apertamente.
Affinchè l’Europa possa essere più forte e più unita è poi necessario che il suo Parlamento sia più forte e dotato di competenza legislativa, ovvero capace di prendere decisioni su temi cruciali in modo tempestivo. Questo sarà possibile solo attraverso l’abolizione del voto all’unanimità, che il più delle volte paralizza le determinazioni su scelte delicate ed urgenti, come appunto su questioni di politica estera.
Essere europei vuol dire soprattutto sentirsi cittadini di un unico grande super Stato, così come i cittadini degli Stati Uniti d’America si definiscono e si sentono Americani, anche i cittadini Italiani, Francesi, Tedeschi etc. devono sentirsi prima di tutto Europei, per questo è necessario rafforzare la cittadinanza europea. Ogni comunità, grande o piccola che sia, ha tra i suoi presupposti fondanti il senso di appartenenza ed un principio di identità che di per se da forza al suo essere, e che si sostanzia di diritti e doveri, maggiori sono i diritti: sociali, civili, politici ed economici che i membri di un gruppo sociale condividono, minori sono le differenze e la disuguaglianze, più forte sarà l’identità comune.
Un Europa forte e unita è un’Europa di cittadini che si riconoscono come parte di quella grande comunità civile, condividendone valori, regole comuni e diritti condivisi.
Dal principio dì identità deriva quindi che essere europei significa che ciascun cittadino dell’Unione, qualunque sia il territorio in cui risiede, deve avere pari diritti sociali e civili, e pari opportunità economiche.
L’Unione Europea fin dalle sue origini ha avuto ben chiaro che la propria crescita socioeconomica e quello sviluppo armonioso posto tra i principali fondamentali delle politiche di coesione, passassero dalla rimozione dei divari e delle disuguaglianze territoriali. Pertanto chi andrà a rappresentare il nostro paese – che purtroppo ancora presenta al proprio interno forti squilibri territoriali, in termini di sviluppo – e ancor più chi sarà espressione della rappresentanza delle regioni del Sud, dovrà impegnarsi in maniera decisa per portare il nostro Mezzogiorno da una posizione di marginalità – in cui permane, malgrado decenni di finanziamenti strutturali – al centro del dibattito politico europeo, affinchè si realizzi finalmente quel potenziale strategico ancora inespresso, non solo per l’Italia ma soprattutto per un’Europa che guardi al Mediterraneo come opportunità.
Per farlo il “Sud Italia” deve diventare il “Sud Europa”, facendo in modo che i fondi e gli investimenti strutturali che fino ad oggi non hanno avuto l’impatto sperato – come invece è accaduto in altri paesi con i medesimi squilibri – vengano gestiti da una regia europea che abbia ben chiaro il valore strategico dello sviluppo meridionale, sottraendole alla gestione inconcludente dei governi locali che nel tempo non hanno dimostrato capacità di spesa e che, malgrado le ingenti risorse destinate dai fondi SIE per le politiche regionali Europee, non hanno saputo realizzare i risultati attesi.
Pertanto, essere europei vuol dire anche riconoscere che la Questione Meridionale è oggi, più che mai, una questione Europea, eleggendo chi è espressione autentica di questi territori e abbia in programma una visione di sviluppo dell’Europa che valorizzi il potenziale del nostro Mezzogiorno.
Per queste ragioni di merito Azione al Sud – così come nelle altre circoscrizioni – ha puntato su candidati che non lasciano dubbi su quanto sopra esposto e sulle loro autentiche intenzioni programmatiche, ne è il miglior esempio la candidatura del già On. Luigi Casciello, che noi Salernitani, e non solo noi, sosteniamo con orgoglio, stima e piena fiducia.”